il Giappone in Italia


Shibari

Il Giappone, per le proprie caratteristiche territoriali, ha sempre dovuto affidare il proprio sviluppo tecnico e artistico a materiali semplici e tradizionali, come la corda.
Già nel 300 a.C. in Giappone le corde venivano usate a scopo artistico, come ci dimostrano le decorazioni dei vasi del periodo Jomon o il mizuhiki: l’antica arte di legare i pacchi regalo a scopo decorativo. Il percorso straordinario delle corde giapponesi è influenzato soprattutto da un’arte marziale, l’
hojojutsu, la principale tra le discipline che usano la corda come arma.
L’hojojutsu proponeva intrecci più che una legatura vera e propria, vista l’assenza di nodi la legatura veniva eseguita in maniera estremamente rapida....


Negli anni successivi al 1400, all’inizio del medioevo giapponese, i samurai si dedicarono allo studio delle potenzialità della corda. Spinti dalla necessità tutta giapponese di unire il bello al funzionale, iniziarono a legare i prigionieri con nodi sempre più complessi e artistici. Tra l’altro vista la rigida divisione dei ceti sociali che permeava in Giappone, era necessario distinguere con chiarezza un prigioniero samurai da un popolano. Per questo le corde erano di colori diversi in base alle stagioni e al censo, i nodi variavano da scuola a scuola, e il modo in cui le legatura venivano eseguite dava indicazioni specifiche sull’imputazione e lo status del prigioniero.
A quel tempo il Giappone era diviso in numerosi feudi che avevano legature segrete eseguite in modo da identificare il feudo di provenienza e di essere impossibili da slegare sia dal prigioniero stesso che dai samurai di altri feudi. Per questo negli spostamenti lunghi il prigioniero veniva slegato e rilegato, ad ogni confine, con una tecnica diversa.
Tutte le scuole sottostavano a quattro principi di base, vere e proprie regole:

1 Efficienza: doveva risultare estremamente difficile liberarsi;

2 sicurezza: non si dovevano procurare danni;

3: segretezza: nessuno doveva conoscere i punti deboli della legatura;

4: valore estetico: la legatura doveva essere bella e dare l’idea della massima cura.

Questa ultima regola trasformò lo hojojutsu in un’arte raffinata. Le geishe presero i nodi, li impararono e li svilupparono in modo da restituirli sotto forma di spettacoli. Verso la fine del 1600, aggiunsero alle discipline delle quali erano specialiste una nuova forma d’arte: quella di legare il corpo. Le geishe si legavano tra loro ricreando le immagini degli shunga. In questo modo l’arte marziale si fonde con l’arte delle geishe. Solo con il passare degli anni tornerà nelle mani degli uomini , nasceranno i primi nawashi sensei, maestri di corda. Nel 1700 verranno codificati i metodi ufficiali di tortura per prigionieri e criminali. Due di questi sono la legatura e la sospensione con le corde, che ispireranno tutte le tecniche dell’arte shibari e l’iconografia dell’arte erotica giapponese.

 

(a cura di Michela Piovesan)